A Lescia o il grande bucato si faceva soprattutto durante la bella stagione, della primavera all'autunno. Durante l'inverno si lavano gli abiti, la biancheria, gli indumeti dei bambini, utilizzando soprattutto il lavatoio.
La donne potevano fare il bucato in diversi luoghi, dipendeva dalle zone dove abitavano e dalle disponibilità dei posti. Così tante donne pertavano i panni da lavare nelle campagne, dove c'era il pozzo privato, torentelli e spzio per stenderli. Li portavano nei Cavagni sulla testa o sul mulo.
Nel paese c'erano parecchi luoghi per lavare.
Nel Nervia
A Giaira (attuale campo sportivo) era il posto il più comodo per lavare, perchè c'erano vasti spazi nel fiume e un tempo esisteva un'isola centrale dove si stendevano i panni.
Al Pesciu, un po' più a monte, sotto la Chiesa di San Rocco.
Sul Torrente Loverger
A Gisdeu o Loverger: posto molto solleggiato, l'acqua era tiepida, ma c'erano pochi lavaui (posti per lavare).
Oppure le donne si spostavano in Lu Tuvu, luogo più vasto dove si potevano anche stendere le lenzuola e i panni contro la roccia quasi verticale.
Sul Rio Carne, A Carne.
Ai Ponti, Nel BEAR del mulino; il vantaggio era che si lavava in piedi!
Il Lavatoio che alimentato dall'acqua del Rio la Valle, e anche dal troppopieno della fontana dei Canui, era una comodità sopratutto d'inverno, ma c'era molta gente quindi si doveva aspettare il turno e l'acqua non era sempre limpida... Le donne lavavano al lavatoio stendevano i panni sui muri degli orti di Derercà (dietro le case, Corso Isnardi).
Il lavatoio consisteva in tre operazioni: Lavar, A Lescia, Rinfrescar.
U Lavaur è la pietra utilizzata al torrente sulla quale si appoggiavano le ginocchia; alcuni indumenti da lavare servivano da cuscino.
Ogni donna si individuava un lavaur disponibile e nella pisizione migliore atteggiamento che originava inevitabilmente discussioni...
Si cominciava bagnando le lenzuola. Si insaponava fino a tre trast sovrapposti, con il sapone usato per quello sopra serviva per quelli sotto: era un modo per risparmiare il sapone e ammorbidire il "più sporco". Si insaponava con le manin utilizzando saponero nero e sapone di Marsiglia (per i pantaloni, e altri vestiti da uomo, per rimuovere lo sporco, si usava il Batturegiu).
In seguito le lenzuola si mettevano al sole adagiate su una pietra. Terminate queste operazioni si risciacquava per togliere la prima insaponata e si ripeteva più volte questo procedimento. All'ultima insaponata le lenzuola venivano strizzati di più, operazione che necessitava delle collaborazione di due donne. Si portavano nella cesta fino a casa. Certo che erano un po' pesanti che all'andata!
A Lescia
A Casa, la seconda operazione consisteva nel disporre le lenzuola o i panni nella seglia, secchio di legno con due maniglie laterali e un buco sul fondo chiuso con uno straccio. L'operazione, di solito, avveniva davanti alla cappa del camino. Nel fondo della seglia si mettevano i panni più grossolani: stracci da cucina, poi altri panni sovrapposti in modo regolare, mentre la binacheria più fine si adagiava in alto... L'insieme veniva coperto dal Curaur de a Lescia, una tela speciale (cotoe o lino) bagnata. Poi si disponeva uno strato di cenere bianca (si utilizzava cenere di rovere o leccio accantonata durante l'inverno). Successivamente in un paiuolo speciale si riscaldava l'acqua su un vivo fuoco, si prendeva l'acqua calda e la si spargeva sulla cenere con un movimento circolare. L'acqua scendeva lentamente, la cenere rimaneva in superficie e la sua azione detergente si verficava. Si continuava a versare dell'acqua finchè usciva tiepida dallo straccio che tappava il buco sul fondo. L'acqua colante era recuperata in un recipiente per il lavaggio di sacchi per le olive, di tende da abbacchiare... Questa acqua insaponata era chiamata a Lesciassu.
Rinfrescar
In seguito si riportavano i panni per risciacquarli un'ultima volta nel fiume o nel BEAR. Si stendevano al sole, e finalmente quando la Lescia era ben fatta si poteva esclamare: u de sciortin a lescia gianca cume in liru!
(Mi è uscito un bucato bianco come un giglio!).
Era un lavoro tipicamente femminile! Ogni tanto i mariti aiutavano a portare i cesti pieni di panni che, essendo bagnti, erano pesanti.
Per qualche donna era diventato un mestiere: lavava per i militari, i Carabinieri, la Finaza. La più note erano Madalé a Cerigna (fino agli anni 1930), Genia a Viageira (fino Agli anni 1940).
Il bucato (italiano), a lescia (Pignasco), a Lesciàa (Castelvittorio), Lescia (Realdo), la Lessive (Francese) La Bugado (Provenzale), Le Leissiéu (in Provenzale, l'acqua che passa nel buco della seglia).

Lavandaie AiPonti, PIGNA
Nessun commento:
Posta un commento