La Veijenda era di Domenica ed andava dalle ore quattro della Domenica alle ore quattro del Lunedì.
L'ultimo che innaffiava era U Barba Già de Soijun, che aveva l'acqua dalle ore due alle ore quattro della Domenica.
Si dece che Baruna, uno dei maggiori possidenti Pignaschi, nel secolo diciannovesimo, coltivasse dei terreni in prossimità della sorgente delle Carsee, e quando i contadini d'OURI decisero di costruire il canale irriguo che avrebbe portato l'acqua nei terreni coltivati, questi, a suo piacimento o quando riteneva utile innaffiare, non rispettasse la divisione delle ore, che i contadini si erano dati, in base alle esigenze ed alla grandezza dei siti in oggetto. L'Aiga (l'acqua) in un primo tempo fu incanalata per poter innaffiare i siti coltivati a castagneto, in seguito quando il seminativo e la diversitificazione delle coltivazioni crebbero, si ravvisò la neccessità di incanalare l'acqua per tutta la bandita d'OURI, e di dividerla ad ore sull'intero arco della giornata. (Tunin U Preva).
La Particolarità del canale delle Carsee, era che di Domenica l'acqua era libera. appunto alla Veijenda.
Questo tipo d'organizzazione era una risposta al fatto che, se il Baruna toglieva l'acqua nei giorni feriali a chi stava in quel momento, nelle sue ore, innaffiando, queti non aveva altra possibilità di recuperare l'acqua perduta che di Domenica.
Allora si decise che chiunque avesse avuto bisogno dell'acqua, stabilita nella misura di un'ora, si sarebbe recato sulla mulattiera detta "A Tira" in prossimità del stio di Casciun, e li essendovi una bella pinta di fico vi avrebbe appeso uno straccio facilmente identificato, ed appesolo nella parte più alta della pianta, aveva di conseguenza il diritto di innaffiare per primo.
Durante la siccità del 1920-1922 che mise a dura prova, sorgenti e terreni contivati, con la notevole riduzione delle sorgenti stesse, si dovette rimettere a discussione il modo con cui si prenotava l'acqua la Domenica (straccio appeso al fico), non poche discussione provocò quel sistema, perchè chi aveva le campagne in prossimità del fico era in qualche modo avvantaggiato sulla scelta dei tempi, erano sempre gli stessi ad innaffiare per primi. Si ritenne che, chiunque avesse bisogno d'acqua si sarebbe recato sul posto, e avrebbe presenziato ivi, e contanti i presenti si sarebbe proceduto all'assegnazione dell'ora della Veijenda. Chi primo arrivava conservava il diritto ad innaffiare per primo. Andava mio padre in piena notte e poi nella mattinata gli andavo il cambio per non perdere il mio turno (Tunin U Preva).
Mi recavo sul BEAR con la sveglia per non perdere neanche un minuto d'acqua e anche per non togliere l'acqua prima che era arrivato il proprio turno, i mi nuti erano davvero preziosi, si era veramente preziosa quell'ora della Veijenda (Tunin U Preva).
Fredo De Pignatta chiese a mia nonna o Pelìlun mi date la vostra ora, che devo andare via, devo vedere degli amici, devo essere a Lago pigo oggi pomeriggio presto, ma nonna, Ferrero Petronilla (a Maistretta), gli rispose: l'altra volta ti ho concesso di innaffiare prima di me, ma quetsa volta aspetti, prima innaffio io e poi tu al tuo turno. Così Fredo non potè recarsi a Lago pigo, e questo forse gli salvò la vita, perchè tutta quella fretta era legata al ritrovamento di un ordigno della II° Guerra Mondiale, ed insieme con altri ragazzi si erano dati appuntamento per provare a smontare quella bomba. Due di questi ragazzi, Ivo e Pippo rimasero uccisi dall'improviso scoppio. Fredo rimgraziò mia nonna che involotariamente gli aveva salvato la vita. L'Aiga a la salvau, mi diceva mia nonna.
A PIGNA, ci sono una decina di BEAR principali, che, partendo dalla sorgente, distribuivano una volta l'acqua che faceva girare frantoi e mulini, o era usata nelle campagne del territorio. Sono scavati nella terra, nei sassi e ogni tanto si vedono antichi BEAR scavati con grande maestria nella roccia, oppure costruiti sopra arcatelle di pietra. I BEAR servono ancora oggi per l'irrigazione delle campagne, spesso sistemati con dei tubi di plastica e così sono le testimonianze vive dell'antichissima volontà di controllare l'acqua che fa parte di questa cultura.
di Roberto Trutalli (Figlio Di GIACO' U MAESTRETTU E DI PERI')

GIACO' MAESTRETTU (Giacomo Trutalli) Al BEAR di Alto Moro
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