giovedì 3 luglio 2008

L'IRRIGAZIONE

A PIGNA, ci sono una decina di "BEAR" principali, che, partendo dalla sorgente, distribuivano una volta l'acqua che faceva girare frantoi e mulini, o era usata nelle campagne del territorio. Sono scavati nella terra, nei sassi e ogni tanto si vedono antichi "BEAR" scvati con grande maestria nella roccia, oppure costruite sopra arcatelle di pietra. I "BEAR" servono ancora oggi per l'irrigazione delle campagne, spesso sistemati con dei tubi di plastica e così sono le testimonianze vive dell'antichissima volontà di controllare l'acqua che fa parte di questa cultura.

Ogni "BEAR" aveva il suo regolamento:
L'acqua del "BEAR" dell'Alto Moro era divisa ad ore (ancora oggi) sulle 24 ore, incluse la Domenica, ed ad ogni proprietario era assegnato un numero d'ore articolate e calcolate in base alla grandezza del sito.
Perciò si potevano aver assegnato delle ore anche notturne.
Esiste ancora oggi il consorzio dei proprietari (una quarantina) che si dividono e gestiscono l'acqua dell'Alto Moro.

Il "BEAR" delle Carsee aveva un regolamento diverso. Di Domenica l'acqua era libera alla Veijenda(vedi): venne deciso che chiunque avesse avuto bisogno di acqua, stabilita nella misura di un'ora, si sarebbe dovuto recare sulla mulattiera detta a Tira in prossimità del sito di Casciun e lì, essendovi una bella pianta di fico, vi avrebbe appeso uno straccio facilmente identificabile, ed appendendolo nella parte più alta della pianta, aveva di conseguenza di innaffiare per primo.

Le tecniche dell'irrigazione sono usate in numerose zone delle Alpi Meridionali che non mancano d'acqua ma il suo controllo e la sua distribuzione sono strettamente regolari per la coltivazione e per la produzione di fieno. In zone umide del versante nordalpino l'irrigazione serviva soprattutto per l'arricchimento e il riscaldamento precoce dl terreno. Numerosi archivi testimoniano che i problemi d'irrigazione son tra le prime preocuopazioni della comunità. Nelle Alpi Marittime, a Puget-Théniers, il più vecchio documento per la distribuzione dell'acqua è una pergamena del 1430. Un regolamento scritto in provenzale nella metà del Cinquecento stabilisce i diritti all'acqua di ognuno e punisce il nonrispetto delle regole. Così, prevede che l'acqua sia riservata ai cittadini il Mercoledì, Venerdì, Sabato sera e Domenica, mentre gli altri giorni può venir usta dai mulini e frantoi, ad eccezione dei casi d'incendio, ecc...
Altri archivi indicano la costruzione di canali dalla metà del Seicento. Il sistema è sempre identico: un canale principale alimenta canali secondari per portare l'acqua nei campi. l'irrigazione serve anche alle industrie locali, che lavorano cuoio, la calce, alla miniera di rame, i mulini sul fiume Roudoule, qualche segheria...

I turni dell'acqua sono proporzionali alla superficie dei campi. Dalle 9 di sera alle 3 del mattino l'acqua è considerata libera ed è destinata al mulino o alle industrie locali. Ci sono tracce di questo tipo di organizzazione locale del Settecento.
Essenziali per lo sviluppo della prima agricoltura, nell'epoca neolitica, le più antiche tecniche d'irrigazione sono osservate nel VII millennio in Anatolia e in Irak. Prima l'attività agricola era soltanto praticabile in zone abbastanza umide o dove le piogge annuali potevano assicurare il raccolto. I lavori d'irrigazione in zone troppo secche e di drenaggio in zone troppo umide richiedevano uno sforzo collettivo importante per tutta una comunità al fine di scavare canali, costruire dighe. La pratica di quetse tecniche rese possibili lo sfruttamento delle grandi vallate: del Tigri, dell'Eufrate, del Nilo, dell'Indus, che prima erano devastate da alluvioni. Così la regolarità delle produzioni agricole permise l'acumulo di riserve per la comunità e favorì la condizioni di vita per creare le prime città e i primi imperi.

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