Per raggiungere PIGNA, bisogna ritornare sulla strada direttrice di Valle e risalire per l'alta Val Nervia.Quì, tempo e vita si muovono al ritmo delle stagioni. Leggi naturali, ancora inviolate, governano un equilibrio incantato, quasi eterno, che solo natura può rompere.
Le regole, le norme sono imposte dal clima; venti, sole, piogge, neve, gelo, montagne dall'altissimo profilo sorvegliano, con proterva guardia, spazi, anfratti, pianosi, slarghi, badando che tutto resti sempre al proprio posto: non è consentita violazione alle regole della natura. L'incantesimo dei luoghi sa di biblico. Il mare è a due passi, pur tuttavia siamo già in montagna, alta: lo testimoniamo gli squarci improvvisi d'azzurro, il volo maestoso degli uccelli, l'impervietà degli scoscendimenti, lo stupore dei panorami, gli odori e i profumi vari della terra, portati dalle raffiche di vento. L'essenza stessa della valle chiede rispetto pur nella calorosa accoglienza della sua gente, portata a riconoscenza, quasi riverenza verso la natura non sempre per loro madre.
Capoluogo di Valle è sicuramente PIGNA, non fosse altro che per il suo storico passato e per la preziosità del patrimonio artistico-monumentale. Dal basso verso l'alto, il borgo antico si aggrappa al pendio come frutto del pino, con le sue case costruite le une sul tetto delle altre a mo' di unico, compatto fortilizio. Le strade principali si dispongono a cerchi concentrici (collegandosi fra loro attraverso angusti budelli, ripidi violotti, vicoli scuri, i "chibi", cioè vicoli cupi), per serrarsi attorno alla "Colla", il punto più alto del paese. Da qui, un balcone suggestivo, panoramico sulla Vallata che, d'un tratto, chiude bruscamente incontrando pendii coperti da boschi di castagni e roveri nella zona d'ombra, ulivi, nella zona di sole e, più in alto, pascoli e "Bandite".
A fondo Valle, in Località Lago Pigo, una sorgente d'acqua solforosa (con stazione termale ed albergo) per la crenoterapia, con ottimi risultati nella cura della pelle.
PIGNA medievale, ancor'oggi riconoscibile nel vasto repertorio di motivi, disegni e monogrammi incisi sulla pietra nera delle sue case gentilizie a conferma d'antichi privilegi e distinzioni di una società strutturata secondo schemi feudali. PIGNA degli affari, dei commerci e dei tributi, con la sua loggia (sorretto da robuste colonne di pietra nera), la Piazza Vecchia, le antiche misura di capacità, scolpite nella pietra e el misura di quel tempo infisse, da chiodo a chiodo, nella pietra.
PIGNA monumentale, con i suoi numerosi esempi di architettura religiosa, a cominciare dai silenziosi ruderi della chiesa di San Tommaso, all'entrata del borgo. E poi la chiesa madre di San Michel Arcangelo, dalla maestrosa facciata (del maestro Giorgio De Lancia), in pietra nera locale, lavorata con tecnica perfetta e perizia particolare, impreziosita dallo stupendo Rosone di Giovanni Gaggini da Bissone, in marmo bianco, a dodici collonnine convergi nell'Agnu Dei con vessillo e le sue vetrate policrome raffiguranti i dodici Apostoli; lo svettante campanile, baricentro del borgo, dalle cuspide in pietra squadrata, saldata a spigolo vivo, senza cornice; la chiesa/cappella romanica di San Bernardo, dagli interni affrescati; l'oratorio barocco di Sant'Antonio, con la sottostante fontana dei canui. Infine, al termine di un percorso a sentiero, segnato da 15 cappellette raffiguranti i misteri della Passione di Cristo, il santuario della Madonna di Passoscio o dell'Annunziata, oggetto di particolare devozione da parte dei Pignaschi.


PIGNA pittorica, con le opere più notevoli di Giovanni Canavesio (un artista fecondissimo, attivo tra il 1450 e il 1500): il ciclo degli affreschi della chiesa di San Bernardo e il grandioso Polittico della chiesa Parocchiale di San Michele Arcangelo.
PIGNA delle tradizioni, religiose e profane, con la benedizione delle mandrie, l'offerta degli agnelli alla messa di Natale, l'attesa, coperti solo da un lenzuolo bagnato con una canna verde in mano, dei Re Magi sul ponte di Lago Pigo, gli ex-voto, le confraternite, ora "compagnie", le "masche", ovvero le streghe, che rapivano le giovani fanciulle avventuratesi, nelle ore notturne, sulla strada, le "vegliade" serali per ascoltare, fuori dell'uscio di casa, al chiarore di un lume ad olio, le storie degli anziani e i progetti dei giovani, il "Ciaravigliu", un modo ed assordante per ottenere libagioni gratuite un vedovo passato a nuove nozze.
PIGNA culturale, custode del suo dialetto con una significativa fioritura letteraria di poesie e una brillante produzione teatrale di commedie, che trova annuale palcoscenico nel Festival della Poesia e della Commedia Intemelia. La memoria del luogo, i racconti delle sue pietre e degli ulivi si trovano nel Museo della Civiltà Contadina in Piazza XX Settembre, espressione del ricco universo pignasco, dalle zone più selvagge (la montagna con la pastorizia, le transumanze, la raccolta del miele e della lavanda), alla zona del bosco (con le grotte, le catsgne la caccia), fino al mondo contadino, verso il borgo medievale con le sue case, i monumenti, le opere d'arte e le attività artigianali.
Da PIGNA capoluogo a Buggio, sua frazione, la strada è breve: 5Km in discesa per raggiungere un borgo chiuso, annidato ai piedi del Monte Toraggio, in una conca naturale, cui fanno da cornice i pirmi massicci montuosi delle Alpi Marittime. Nei dintorni dell'abitato, la venerata chiesetta di San Syagrio, il vescovo di Nizza che, visitando Buggio per le cresime annuali, divenuto Santo, ne ebbe dedicato una chiesa. In paese, nei vicoli, su per le stradine, fin sulla rocca, si vive un'atmofera fuori dal tempo, che dispone a passeggiate salutari e ricreative di vigna in vigna, di uliveto in uliveto, su per le "Bandite", verso boschi e pascoli, fino al Monte Ceppo, al Pietravecchia, al Toraggio, a diretto contatto con un'infinità di specie botaniche di grande rarità e con la possibilità di avvistare, sull'antica strada del sale o slu sentiero degli Alpini, marmotte, esemplari di Biancone o di aquila reale, la cui presenza certifica l'ambiente come ancora incontaminato.
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