venerdì 20 giugno 2008

ST'ANU CHE VEN

A PIGNA era evento abbastanza comune che, specie negli anni di siccità e un considerazione delle particolari strutture, sorgessero sovante, oltre a consueti socntri verbali anche vere e proprie liti giudiziarie tra i vari utenti dei BEAI. Da questo il nostro commediografio Antonio Rebaudo ha tratto lo spunto per una su acommedia "St'anu Che Ven" ambiente nell'anno 1870 e che descrive una lite per diritti di irrgazione tra due contadini. Ecco una breve sintesi della storia.
La moglie di uno dei contadini (Tin di Giacò) spiega al notabile la controversia sorta:
"In località Marelae, ove abbiamo il terreno che lei ben sa, ebbene li abbiamo un appezzamento coltivato a canapa e a fagioli. Stasera mio marito è andato a innaffiare e questo furbacchione di Marco a chiuso l'acqua, così mio marito gliene ha detto quattro. Allora Marco spezzante ha risposto che noi non abbiamo diritto all'acqua, e invece anche noi vantiamo tale diritto tant'è che mio suocero era in possesso del relatitov atto, atto che poi si è deteriorato a una cassapanca nel sottotetto perchè il tetto aveva delle lastre rotte. Allora ho detto a mio marito - Vai dal Sigro Gioacchino, che è una persona istruita, che ti faccia una lettera al giudice e poi chi ha il miglior filo fal la miglior tale."
Il notabile redige quindi la lettera al Giudice:
"10 Agosto 1870, il sottoscritto Allavena Giacomo fu Giacomo, residente e abitante a PIGNA, di anni 39 circa, proprietario contadino di un terreno ortile sito in regione Marelae, gode del diritto all'acqua che passa nel beodo proveniente dal vallone per innaffiare la canapa e i fagioli che sono piantati nella sua proprietà da tempo immemorabile. Cionostante, la parte contraria, il signor Marco Lantero, ha tolto l'acqua dal bedo con prepotenza e gli ha impedito di innaffiare. Il sottoscritto si rivolge gentilemente al signor Giudice perché detti la sentenza in suo favore."
L'istanza viene naturalmente sottoscritta con una croce dal richiedente e accompagnata dalla dichiarazione di un testimone che, con notevoli fatiche riesce ad apporre la propria firma. Ci pensano gli eventi naturali a risolvere la controversia: un vilento temporale distrugge tutto il raccolto. I due contadini non hanno pertanto più motivo di litigare, la lettera viene dimenticata in un cassetto. L'anno venturo si vedrà.

Di CRISTOFORO ALLAVENA detto "CRISTUFIN"

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