Dal basso verso l'alto, il borgo antico si aggrappa al pendio come frutto del pino, loggia (sorretta da rubusti colonne di pietra nera), la Piazza Vecchia, le antiche misure di capacità, scolpite nella pietra e le misure lineari di quel tempo infesse, da chiodo a chiodo, nella pietra. PIGNA monumentale, con i suoi numerosi esempi di architettura religiosa, a cominciare dai silenziosi ruderi della chiesa di San Tommaso, all'entrata del borgo. E poi la chiesa madre di San Michele Arcangelo, dalla maestosa facciata (del maestro Gorgio De Lancia), in pietra nera locale, lavorata con tecnica perfetta e perizia particolare, impreziosita dallo stupedo Rosone di Giovanni Saggini da Bissone, in marmo bianco, a dodici colonnine convergenti nell'Agnus Dei con vessillo e le sue vetrate policrome raffigurando i dodici Apostoli; lo svettante campanile, baricentro del borgo, dalla cuspide in pietra squadrata, saldata a spigolo vivo, senza cornice; la chiesa/cappella romanica di San Bernardo, dagli interni affreschi; l'oratorio barocco di Sant'Antonio, con la sottoposta fontana dei "CANUI". Infine, al termine di un percorso a sentieri, seganto di quindici cappellette raffigurati i misteri della Pssione di Cristo, il santuari della Madonna di Passoscio o dell'Annunziata, oggetto di particolare devozione da parte dei Pignaschi. PIGNA pittorica, con le opere più notevo di Giovanni Canavesio, (un artista fecondissimo, attivo tra il 1450 e il 1500): il ciclo degli affreschi della cappella di San Bernardo e il gradioso Polittico della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo. PIGNA delle tradizioni, religiose e profane, con la benedizione delle mandrie, l'offerta degli agnelli la messa di Natale, l'attesa, coperti da un solo lenzuolo bagnato con una canna verde in mano, dei re Magi sul ponte di lago Pigo, gli ex-voto, le confraternite, ora "compagnie", le "masche", ovvero le streghe, che rapivano le giovani fanciulle avventurate, nelle ore notturne, sulla strada, le "vegliade" serali per ascoltare, fuori dall'uscita di casa, al chiarore di un lume ad olio, le storie degli anzioani e progetti dei giovani, il "Ciaraviglio", un modo festoso e assordante per ottenere libagioni gratuite da un vedovo passato a nuove nozze. PIGNA culturale, custode del suo dialetto con una significativa fioritura letteraria di poesie e una brillante produzione teatrale di commedie, che trova annuale palcoscenico del festival della natura, cui fanno da cornice i primi massicci montuosi delle Alpi Marittime. Nei dintorni dell'abitato, la venerata chiesetta di San Syagro, il vescovo di Nizza che, visitanto Buggio per cresime annuali, divenuto Santo, ne ebbe dedicato una chiesa. In paese, nei vicoli, su per le stradine, fin sulla roccia, si vive un'atmosfera fuori dal tempo, che dispone a passeggiare salutari e ricreative di vigna in vigna, di uliveto in uliveto, su per le "Bandite", verso i boschi e pascoli, fino al monte Ceppo, Pietravecchia, al Toraggio, a diritto contatto con un'infinità di specie botaniche di grande rarità e con la pissibità di avvistare, sull'antica strada del sale o sul sentiero. Poesia e della Commedia Intemelia. la memeria del luogo, i racconti delle sue pietre e degli ulivi si ritrovano nel museo della civlità contadina in Piazza XX Settembre, espressione del ricco universo pignasco, dalle zone più selvagge (la montagna con la pastorizia, la transumanza, la raccolta del miele e della lavanda), a la del bosco (con le grotte, le castagne, la caccia), fino al mondo contadino, verso il mondo medievale con le sue case, i monumenti, e le opere d'arte e le attività partigiane.
Da PIGNA capoluogo a Buggio, sua frazione, la strada è breve: cinque chilometri in discesa per raggiungere un brogo chiuso, annidato ai piedi del monte Toraggio, in una conca, Alpini, marmotte, camosci esemplari di biancone o aquila reale, la cui presenza certifica l'ambiente come ancora incontaminato.
Part.1
di Ughetto Enrico
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